sabato 22 marzo 2014

Gioco d'azzardo, alcol e sigarette: lo Stato spende più di quanto incassa


(Il mio pezzo oggi sul Venerdì).

BOLOGNA.  I conti non tornano. Lo Stato ogni anno incamera 33 miliardi e 800 milioni di euro dalla tassazione complessiva su gioco d'azzardo, alcol e tabacco, ma ne spende 59 e mezzo per far fronte alle conseguenze devastanti che provocano dal punto di vista sociosanitario e della criminalità .
Un bilancio catastrofico, aggravato dai dati sulla mortalità : ogni 8 minuti, infatti, muore una persona per le conseguenze del tabacco. Ogni mezz'ora, una per l'alcol. Il gioco d'azzardo patologico, poi, rovina circa un milione e mezzo di persone.
Il buco nero è principalmente quello del gioco d'azzardo, dove la forbice tra entrate e uscite è impressionante. Diana De Martino, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, durante un convegno promosso a Bari dalla consulta nazionale Antiusura, è stata chiara: «Affidare allo Stato la gestione del comparto giochi, teoricamente deriva dalla necessità  di assicurare entrate erariali, ma solo compatibilmente con la tutela della popolazione e il contrasto all'illegalità . L'incremento esponenziale del gioco, però, avuto come conseguenza la massiccia infiltrazione della criminalità».
La situazione, sottolinea ancora De Martino, è tutt'altro che rosea. «Nel 2013 lo Stato ha incassato, a titolo di prelievo erariale, circa 8 miliardi. Ma gli effetti negativi legati al gioco sono di gran lunga superiori: costi sanitari, costi sociali per l'impoverimento delle famiglie, ricadute dell'usura che È incrementata dal gioco, spese per i controlli amministrativi e per il funzionamento della macchina del gioco, evasione fiscale, danni al mercato regolare per concorrenza sleale tramite forme di gioco illegale, danni dal rafforzamento della criminalità . La stima, anche se mancano dati certi, è di circa 30 miliardi».
Anche sul fronte dell'alcol le cifre non lasciano dubbi: da una parte c'è il gettito fiscale annuo che È di 12 miliardi di euro (8 miliardi e 520 milioni per il vino e 4 miliardi per la birra). Dall'altra ci sono i costi: secondo l'Istituto superiore della Sanità  tra impiego delle forze dell'ordine in situazioni legate all'uso di alcol, attività  dei tribunali, delle carceri, pratiche burocratiche e filiera dei costi legati agli incidenti stradali, si arriva a 22 miliardi l'anno.
Si aggiungano poi assenteismo, disoccupazione e mortalità , (intesa, per i decessi in età  produttiva, come calcolo della mancata ricchezza prodotta), oltre a tutta la filiera dei costi necessari ad affrontare la malattia.
Come invertire il meccanismo? Come fare in modo che si spenda meno di quello che si incassa? Nel Piano d'azione europeo 2012-2020 per ridurre il consumo di alcol dell'Istituto superiore della Sanità , la ricetta è scritta a chiare lettere: «Aumentare le tasse sull'alcol, istituire imposte proporzionalmente più elevate sui prodotti con una maggiore concentrazione di alcol o fornire incentivi a versioni di prodotti con un tasso alcolico inferiore e aggiungere tasse speciali sui prodotti che attraggono di più i giovani consumatori».
Capitolo tabacco. A prima vita la bilancia pende dalla parte giusta. Le entrate erariali, infatti, valgono 13 miliardi e 300 milioni, fa sapere l'Ufficio studi della Federazione italiana tabaccai, mentre le uscite per costi sociosanitari pesano per circa 7 miliardi e mezzo ribatte l'Istituto superiore di sanità . Di questi  4,2 se ne vanno per le ospedalizzazioni (in particolare per malattie cardiovascolari, tumori e broncopatie croniche) e 3 e mezzo per terapie domiciliari. Un saldo apparentemente positivo, se si considera unicamente dal punto di vista economico.
Già, ma come si fa a dimenticare il «valore» dei oltre 71 mila morti l'anno per patologie legate al fumo?


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