martedì 11 febbraio 2014

Maletti, Muzzarelli, Silingardi: sorvolare, amministrare, sognare.


A un certo punto, ieri sera alla sala Gorrieri a Palazzo Europa, trovo Francesca Maletti incredibilmente debole nell'argomentare. E un amico, con un pensiero al veleno, sintetizza a bassa voce al mio orecchio: "La Maletti usa solo i verbi. Neanche un aggettivo". 
Faremo. Diremo. Proporremo. Vedremo.

Una constatazione al curaro, certo, ma non distante dalla realtà. E, a guardar bene, quasi inevitabile.
La formula degli incontri pubblici dei candidati alle primarie Pd per la candidatura a sindaco di Modena (a tutti le stesse tre domande estratte a sorte dal pubblico, sette minuti ognuno per rispondere) sta stretta a chi si vuole avventurare in un minimo pensiero strutturato. Sette minuti per parlare contemporaneamente, ad esempio, di sicurezza, cultura e occupazione rischiano di essere fatali a chi non maneggia l'arte dell'eloquio.

E i risultati, a fine serata, si vedono, tanto che nel tentativo di infilare nell'imbuto di quel minutaggio striminzito tutte le intenzioni e i progetti, i candidati squadernano le inevitabili sintesi buone per ogni stagione:

  • Fare un patto con le imprese.
  • Spendere meno, spendere meglio.
  • Maggiore trasparenza.
  • Entrare in circuiti nazionali e internazionali.
  • La politica deve decidere.
  • Senza se e senza ma.
  • Lavorare al centro di una strategia.
  • Ragionare per trovare un altro filo.
  • Rilevare la fatica di contenuti condivisi.

Un meccanismo ingeneroso, quello del format pubblico, anche se ormai largamente utilizzato. La comunicazione, d'altro canto, è parte integrante della politica da almeno un trentennio. Perciò chi non è attrezzato se la può prendere solo con se stesso (Anche se, personalmente, credo che questa sia una delle derive peggiori prese dalla politica).

A conti fatti, se i tre candidati dovessero giocarsela solo su questo fronte, ed esclusivamente su questo, la partita si farebbe interessante.

Francesca Maletti è la più debole. Non riesce ad entrare davvero nel merito delle questioni. Sta sulla difensiva. Parla per princìpi generali, come quando dice che bisogna organizzare mostre che attirino più turisti. Mette avanti le mani nella presentazione, dice che non rinnega dieci anni di giunta, ma l'excusatio non petita è il peggiore dei modi di ricordare ai cittadini l'unica cosa che si vuol far dimenticare. Peccato, perché la Maletti ha una sua idea della città, ma in questo contesto fatica ad emergere. 

Gian Carlo Muzzarelli è il più solido, distribuisce a manciate riferimenti normativi e scadenze amministrative, sottolinea impegni già presi e ragiona entrando nei dettagli pratici, ricordando anche la volontà di mettere mano all'organizzazione della macchina comunale (già si sentono le grida di dolore in piazza Grande...). Infonde sicurezza, ma non scalda affatto i cuori. 

Paolo Silingardi è l'unico che propone davvero una città diversa. Non teme il confronto né ha timori reverenziali verso l'apparato, al contrario. Ingaggia un duello di stoccate con Muzzarelli, e lo vince. La distanza nei sondaggi, che lo vede distante dal duello per la vittoria, gli permette di proporre pezzi di rivoluzione urbana (e urbanistica). Lo farebbe anche se fosse il candidato unico? Probabilmente si.


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