venerdì 1 marzo 2013

Secondo me il Pd ha vinto

Non ho tessere di partito, quindi perdonatemi se in questo post posso sembrare sdraiato su alcune posizioni. Il punto è che credo che su alcune questioni del post-elezioni ci siano delle semplificazioni che non fanno bene né alla politica, né al giornalismo. Se c'è un'occasione in cui il PD andrebbe assolto, è proprio questa tornata elettorale. Dite di no? Siete tra quelli che, a quasi una settimana dallo tsunami a 5 stelle, si accodano al clima di "tutti a casa", della sequenza di errori macroscopici ecc ecc.?
In pillole, io penso invece che il PD, prima di cedere alla tentazione dell'ennesima calzata di cilicio e autofustigazione a sangue, dovrebbe tenere a mente questa lista delle cose fatte:

  • E' arrivato a questa consultazione con le primarie 
  • La base, con le primarie, ha scelto Bersani
  • Ha fatto le primarie per i candidati al Parlamento (unico partito, a meno di non considerare tali quelle del M5S e di Sel)
  • Ha un programma che contiene tutti i temi richiesti a gran voce dal M5S (e gran parte li ha da sempre), ad esclusione di quelli antieuropeisti
  • Ha ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera
  • Ha ottenuto la maggioranza relativa al Senato

La sensazione di aver perso
L'onda grillina e quella berlusconiana hanno ridotto drasticamente le aspettative del risultato, perciò la sensazione, al netto delle cose fatte e dei risultati raggiunti (aldilà del tema dell'ingovernabilità), è che il Pd abbia perso.
Come mai ha perso per strada quasi il 10% del potenziale consenso?
Semplice, perché quella  fetta di consenso appartiene alla zona grigia degli indecisi, ma che - mai come in queste elezioni - è stata sensibile al richiamo dei proclami, degli slogan, del populismo e della demagogia. E' una fetta che fluttua, che non è parte integrante di alcun partito, né ha la radicalità dei grillini o dei pidiellini. Ha una propria coscienza che li trattiene dal dare in partenza il proprio consenso a quelli che la stampa internazionale ha definito i due clown, non cede in prima battuta, ma in questo caso lo ha fatto in seconda battuta, quando la demagogia ha dato fiato alle trombe.
Il Pd, e il centro sinistra in generale, ha quindi perso questa fascia di consenso. Ma è una fascia che si poteva conquistare solo con i trucchi di bottega, perché tutto ciò che il Pd poteva dire e fare era stato detto e fatto. Si poteva dire e fare meglio? Forse, ma io non ne sono sicuro, perché il dire e fare meglio avrebbero conciso con il "dire e fare ciò che la gente si aspetta", adattarsi cioè alle esigenze del mercato elettorale, allargando strumentalmente il ventaglio di promesse (per poi non realizzarle). Ma è questo il compito di un partito? Non è, piuttosto, il contrario? Proporre cioè al Paese una propria idea di sviluppo e attrarre consenso su questa idea?
Bisognerebbe quindi fare un passo indietro e circostanziare le cose, definire bene il contesto e dire, molto più onestamente, che il Pd non ha saputo convincere la fascia degli indecisi perché è rimasto fortissimamente Pd, senza cedere ad alcuna tentazione demagogica o populista, perché quello non è il Pd, è un'altra cosa, legittima, ma è un'altra cosa, fondata su promesse (Imu, uscire dall'euro, azzerare i contributi pubblici ecc) che evaporano un secondo dopo la chiusura delle urne. E se qualcuno dice che il Pd doveva essere fortissimamente anti-casta e avere nel suo programma provvedimenti di chiaro segno di rinnovamento, faccia una cosa: si legga il programma, ci sono tutte queste cose. Semplicemente:  c'è chi si sente di promettere l'impossibile, chi no. E a chi dice che il Pd deve comunicare meglio, torniamo al punto di partenza: comunicare cosa? Le cose che si possono mantenere o la fuffa? Credetemi: facilissimo comunicare la fuffa, difficilissimo risultare simpatici se si rimane realisti.

La questione Renzi e lo svecchiamento 
Con Renzi il Pd avrebbe vinto? Non lo dice più neanche Renzi, perché sa benissimo che il Pd renziano sarebbe stato un'altra cosa, che avrebbe richiamato certamente alcuni delusi della destra, ma avrebbe perso per strada (verso Ingroia, Grillo e astensionismo) tutti gli antirenziani, che - a conti fatti - rappresentano un potenziale del 60% del partito. Ecco perché Renzi stesso, che è un ottimo stratega, sa perfettamente che le cose non sarebbero andate diversamente. 

Bersani e Grillo avanti tutta (ma Grillo ha molte più chances)
Bersani, in questa fase, deve mantenere dritta la barra sull'essenza del Pd, rappresentare il partito delle istituzioni. Compito ingrato, come sempre perché l'assunzione di responsabilità in questo quadro aprirà nuove praterie al consenso grillino, che avrà buon gioco a denunciare "i soliti vecchi schemi".
Se io fossi Grillo, ma lui non ha bisogno di consigli, mi terrei fuori dalla mischia, farei il Grillo al 100%. D'altro canto, perché fermarsi adesso? Fermarsi a un passo dalla vetta? Se Grillo nega i voti e mette alla berlina gli accordi trasversali che tengono insieme il Parlamento, tutto crolla e in pochi mesi si torna a votare. E, a quel punto, il M5S si prende la torta intera. Dite che le tensioni interne al MoVimento lo dovrebbero far riflettere? Guardate la vicenda Favia o Tavolazzi. Entrambe sono servite a consolidare il consenso e aumentare i voti, altrochè.

1 commento:

  1. Concordo su molto ma le vicende Favia e Tavolazzi non incidono nelle tasche degli italiani (che non sono avulsi da chi li rappresenta). Molti voti sonoa ndati a Grillo per dare uns egnale non per "restarci".Quindi se tende allo sfascio ne perde più di quelli che guadagna mio parere. Gli itlaiani non sono mai stati rivoluzionari nè lo sarannno stavolta.

    RispondiElimina