venerdì 8 marzo 2013

Informarsi, informarsi, informarsi.


Ma voi vi siete mai chiesti come fanno i politici a informarsi? Dove trovano le notizie, i dati? Come fanno a tenersi aggiornati? In che modo si documentano?

Vi assicuro che non sono domande retoriche, io me lo chiedo perché una delle cose che più mi impressiona a due settimane dal  boom del MoVimento5 Stelle, è lo sbalordimento di buona parte della politica verso il fenomeno-Grillo. Non mi riferisco allo stupore della dimensione del suo successo, no, quella è stata stupefacente per tutti, nonostante i sondaggi avessero già anticipato la tendenza. Mi riferisco proprio alla conoscenza-basic del MoVimento, come se questa cosa fosse piovuta dal cielo e nessuno ne avesse mai parlato prima.

È pieno di politici che non ne sa ancora niente o, peggio ancora, che di Grillo e compagnia bella ha la tipica conoscenza macchiettista e superficiale che si limita a traccheggiare sul populismo. E i dibattiti sui giornali, web e tv non escono dalle paludi di questi cortocircuiti. Eppure di Grillo e del MoVimento è possibile sapere tutto, perciò è quasi superfluo constatare quanto sia colpevole l’atteggiamento di chi non si era informato per tempo prima e di chi ancora non si informa davvero oggi, politici in primis.

Adesso prendete fiato e perdonate l'autocitazione, ma è per una buona causa:  un'occasione di sapere tutto di Grillo, sottolineo tutto, c'era almeno da due anni, da maggio 2011, da quando cioè è online il nostro documentario “A furor di popolo” ("noi" siano le Officine Tolau, cioè Paolo Tomassone, Davide Lombardi e il sottoscritto, in collaborazione con Giulia Bondi), commissionato da Pippo Civati in qualità di responsabile del Forum Nuovi Linguaggi e Nuove Culture del PD, un documentario che per primo aveva messo a sistema tutto ciò che riguardava Grillo, raccontando per filo e per segno il MoVimento, a partire dalle testimonianze della folla oceanica che aveva riempito il pratone di Cesena per la celeberrima Woodstock 5 Stelle del 2010.

Andate a guardarlo, in 34 minuti c’è tutto: chi sono i grillini, cosa vogliono, la loro provenienza politica e sociale, le accuse al sistema dei partiti (in particolare al PD), la sensibilità ambientale, le richieste di moralizzazione della politica, la lotta agli sprechi, la volontà di un parlamento pulito, il malcontento originario dei fuoriusciti di sinistra che lasciava chiaramente intendere il successivo tsunami di consensi trasversale agli schieramenti. In altre parole, c'era tutto. 
I grillini che lo hanno visto, pur prevenuti, hanno dovuto riconoscere – tutti – che è l’unico documentario che li racconta in maniera trasparente e senza alcuna malizia. Insomma, è oggettivo. 

Documentario a parte, mi sembra anche incredibile che gran parte dei politici in questi anni non abbia frequentato il portale del MoVimento, dove si poteva tranquillamente tastare il polso all'indignazione che lievitava, evitando di accontentarsi dei riassunti semplicistici della stampa generalista. Fa un po’ sorridere, per continuare con gli esempi, che il video “Gaia", in cui Casaleggio teorizza un futuro cupo e carico di sventure, sia costantemente riproposto come lo scoop del giorno, dato che è online dal 2008 (dalla preistoria, in termini web) e che noi avevamo ovviamente - direi quasi scolasticamente, perché era proprio l'ABC -  inserito nel documentario. Nel 2010, il nostro trailer del documentario diceva già molto. Insomma, ci siamo capiti: com'è possibile che, mediamente, i politici siano caduti dal pero, visto che c'erano migliaia di possibilità di informarsi? Perché la politica – che pure ha a disposizione gli strumenti di conoscenza, come in questo caso - non riesce ad utilizzarli?

Conosco molti politici e tocco con mano il rischio della continua autoreferenzialità, dei discorsi ovattati nei salotti, di fronte ai caminetti o facendo patti mentre si mangiano crostate. Succede a tutti i livelli, mentre, fuori,  le cose semplicemente succedono. Ma un approccio alla realtà così maldestramente mediato, crea ovviamente risposte altrettanto fiacche, quando non del tutto fuori bersaglio. Ragion per cui, la politica dovrebbe invece attrezzarsi per monitorare davvero il territorio, inserire le proprie antenne, utilizzare al meglio l'esercito di talenti lì fuori, nel mondo vero, una rete di inviati, di curiosi, di studiosi (chiamateli come volete) che sappia ascoltare sia il territorio reale che quello virtuale, e che restituisca poi alla politica le informazioni che contano, quelle concrete, non gli slogan. E, soprattutto, che sappia limitare il fenomeno della conoscenza mediata dalla lettura dei sondaggi, tipo: misuriamo quanto pesa 'sta roba qua. Questa non è conoscenza, è tattica.

Pippo Civati non ha bisogno di biografi con la tendenza all'agiografia, ma gli va riconosciuta la lungimiranza di aver annusato il MoVimento prima di tutti, di aver capito che era necessario consolidare la conoscenza (da qui l'idea di commissionare un documentario a un pool di giornalisti neutrali) e di provare a disseminare. Quest'ultimo passaggio è stato ottimo su web: più di 20mila visualizzazioni per un documentario politico sono tante, considerando che non c'è neanche una tetta o mezza chiappa, neanche nelle tags, per acchiappare visite (e se un politico non sa cosa sono le tags, vada a studiare, perché vuol dire che è fuori dal mondo, sicuramente dal mondo del 2013). Ma non è andata altrettanto bene nel mondo reale, perché tutto ciò che di Grillo in questi anni è stato scritto, girato, registrato, documentato, prodotto, portato sul palcoscenico, nei fumetti, su web, insomma ovunque, tutto questo è stato bypassato dalla immarcescibile (e comoda) abitudine della politica di usare solo il registro dello scontro, surfando sull'onda del continuo rimpallo di slogan, senza l'umiltà di studiare.

Questa modalità, però, crea solo disinformazione, di cui la prima vittima è la politica stessa e, di conseguenza, tutto il Paese. E' una politica che pratica l'estenuante arte di definirsi per sottrazione ("noi non siamo così"; "noi non vogliamo questo"; "noi non chiediamo che" ecc ecc), arrancando e ansimando quando c'è invece l'esigenza netta di definirsi in positivo ("noi siamo questo", noi vogliamo questo").
Ma la matematica non si piega alla logica della politica e non lascia scampo, queste operazioni di sottrazione e addizioni portano a uno zero tondo tondo, svuotano di significato la politica, i partiti, le istituzioni e, a conti fatti, il Paese.
Meglio per tutti, allora, studiare, capire, informarsi, perché i cambiamenti continuano, sono sotto gli occhi di tutti, non è che, una volta passata questa cosa di Grillo, poi tutto torna come prima. E se da tempo immemorabile il suggerimento, per evitare di cedere al peggio, è "resistere, resistere, resistere", meglio sarà - per tutti - informarsi, informarsi, informarsi.



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