mercoledì 21 settembre 2011

Ugo Cornia podista con effetto Doppler

Il sommo Ugo Cornia
L'impossibile esiste, è un'allucinazione che ti ripara l'anima, che ti restituisce la capacità di sognare.
L'altra sera, lungo la ciclabile che costeggia l'Esselunga, arrancavo verso casa. Ero alla fine dei miei 6 km di footing che mi infliggo quasi ogni giorno, quando ho tempo. Un paio di volte alla settimana, se ne ho poco (di tempo).
E arrancavo verso casa, che di chilometri ne mancavano ormai pochi, tipo uno e mezzo. Ma ero davvero fuori forma.
Pensavo alla tartaruga, quella scultura fatta di addominali che scolpisce l'addome degli uomini duri e puri. E mi dovevo rassegnare allo sballonzolìo della mia pancetta da impiegato che faceva blobomblobomblobomblom ad ogni passo, a ricordarmi che di tartarughe qui manco l'ombra.
E mentre arrancavo, con il sudore che scendeva dalla fronte giù giù dal collo verso la pancia blobomblobomblobom, appare all'orizzonte un tizio che corre nella direzione opposta. Porca vacca se corre. Mica sposta un passo dopo l'altro, come faccio io, allucinato dalla fatica, che pare che debba togliere le scarpe dal cemento gettato di fresco. No, lui no, lui vola su falcate possenti, roba da due metri e mezzo l'una. CORRE, altro che. Ma è il dettaglio dei capelli che impressiona. Ha i capelli lunghi, al vento, che lo inseguono dritti e paralleli al terreno, tanto va forte. Cazzo, devo correre di più, voglio essere uno che corre come lui. Che poi, a guardar bene, non è mica tanto più giovane di me. Anzi, guarda là. Ha gli occhiali, come me. E tutti i miopi fanno footing con gli occhiali, altrimenti si schiantano sui fittoni piantati in mezzo ai marciapiedi. Oppure salutano a caso, pensando di aver riconosciuto chissàchi.
Insomma, dicevo, non è tanto più giovane. E poi, guarda lì, ha i capelli brizzolati. Lunghi, ma brizzolati.
Non avrà il Grand Canyon della mia stempiatura, ma la sua chioma è comunque grigia. Quindi, dove corri, dai.
E poi quando siamo vicini, penso: ma io questo lo conosco. E mentre ci avviciniamo, lo penso sempre di più: lo conosco, lo conosco, MA CHI SEI? Non mi ricordo, chi sei? E poi, proprio mentre ci incrociamo, mentre il mio passo pesante ed elefantiaco incrocia la sua falcata felina, lo guardo negli occhi, ci guardiamo negli occhi e ci riconosciamo!!!!! Insomma, io lo riconosco, perché lui non ne sono tanto sicuro (che mi riconosca).
E in meno di un secondo tutte le mie sicurezze granitiche sulla figura degli intellettuali, di quelle persone che disprezzano la cultura del corpo, degli scrittori maledetti che ad una nuotata preferiscono una piada imbottita di lardo e grana, ad una passeggiata al parco una canna, ad una corsa una bottiglia di lambrusco, si squagliano come l'aceto balsamico industriale.
E' UGO CORNIA, il mio scrittore preferito. Anzi, è UGO CORNIA CHE CORRE. CHE CORRE FORTISSIMO.
Urlo: Ciao Ugo!!!!!! e mi volto indietro, perchè nel frattempo ci siamo incrociati ed ognuno ha continuato a correre per la propria strada. E lui replica:
cccciiiiiIIIIIIIIIIIAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAOOOOOOOOOOOOOOOooooooooooooooooooooooooooooooo.
Cioè, non un ciao lunghissimo, ma un ciao con effetto doppler, tipo la sirena dell'ambulanza, che prima la senti pianissimo, poi sempre più forte, poi fortissimo quando ti passa di fianco e poi di nuovo piano e così via. Che, in sostanza , vuol dire che quell'ambulanza è passata velocissima.
E così ha fatto Ugo Cornia. Me è passato di fianco veloce come un'ambulanza.
Che io, Ugo, l'ho sempre visto camminare, mai neanche trotterellare. Camminare, punto. Camminare alla velocità di circa 3 Km orari, sui marciapiedi di Modena, con la paglia in una mano e un libro nell'altra. E i suoi capelli saldati alla camicia, all'altezza delle spalle.
Invece lì volavano.
L'Ugo Cornia podista mi ha scosso.

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